Una delle prime cose che ho capito lavorando da Colibrì è che i milanesi adorano sentir parlare dei libri ambientati a Milano. Nei quasi cinque anni in cui abbiamo organizzato incontri e presentazioni dal vivo si poteva stare sempre certi che, se si raccontava di Milano nei libri, neanche una seggiolina sarebbe rimasta vuota.
Sarà perché i milanesi sono vanitosi come si dice, forse perché sono innamorati della loro città, o forse ancora perché Milano, così complessa e stratificata, offre il destro per un brulicare di storie tutte diverse fra loro – e lo ha fatto per tutto il Novecento, soprattutto durante gli anni ’60, quando sembrava che tutto fosse possibile. Qualunque sia la ragione, il fascino dei romanzi ambientati a Milano è fuori discussione. È stato difficilissimo scegliere quali inserire, ma ce l’ho fatta: ecco qui 10 romanzi (più due) ambientati a Milano.
MILANO NEI LIBRI: 10 LIBRI AMBIENTATI A MILANO
A MILANO NON FA FREDDO, di Giuseppe Marotta – Unicopli
Pubblicata per la prima volta nel 1949, è la prima di tre raccolte che lo scrittore napoletano dedicò a Milano. Sono racconti che parlano di una Milano che non esiste più, raccontata con una scrittura complice e delicata, a volte ironica ma mai cinica. Istantanee malinconiche di una città vista attraverso gli occhi affascinati, spaesati e a volte impauriti di un immigrato partenopeo a cavallo fra le due guerre, costretto a lasciare tutto per trovare un lavoro che gli consenta di sopravvivere.
Ci sono le vetrine di Buenos Aires e l’allegria di Porta Venezia, il mistero di Porta Romana e il Naviglio che sonnecchia in Francesco Sforza. C’è tanta povertà, c’è la vita agra che affatica le giornate ma che viene sempre riscaldata dal riconoscimento della comune condizione umana, dalla costruzione di comunità nuove che cercano di ricalcare quelle del paese e dove gli accenti, i dialetti, le diverse origini, in fondo non hanno più importanza. È per questo che, alla fine, a Milano non fa mai davvero freddo.

Consigliato per: chi sa che i milanesi veri non esistono. Per chi vorrebbe osservare la propria la città come se fosse sempre la prima volta. Per chi tutte le volte che passa per la circonvallazione pensa a come doveva essere bella col naviglio aperto.
UN AMORE, di Dino Buzzati – Mondadori
Siamo nella Milano dei primi anni ’60, quella che immaginiamo in bianco e nero, ammorbidita dalla nebbia, con le automobili dappertutto, i signori eleganti sempre col cappello in testa e il paltò, le donne di mondo con i collant con la riga sul polpaccio. Antonio Dorigo, alter ego dell’autore, è un noto architetto di 49 anni senza famiglia e senza legami. Solo al mondo, trascorre gran parte delle sue giornate nello studio in zona Moscova e ogni tanto, con regolarità e metodo, frequenta una delle numerose case d’appuntamenti che affollano i dintorni di corso Garibaldi. Qui, un giorno, conosce Adelaide, detta “la Laide”, una ballerina della Scala ancora minorenne, bella ma non bellissima, libera ma non facile, disponibile ma indipendente, e se ne innamora alla follia.
Per tutto il romanzo seguiamo Dorigo vagare per la città alla ricerca della Laide, rimaniamo in attesa di una telefonata che non arriva mai, assistiamo alle mosse di lei, al suo avvicinarsi e al suo sottrarsi, soffriamo con Dorigo per quell’amore che presto si fa ossessione, che non lascia scampo e non offre rimedio. Meraviglioso.

Consigliato per: chi non ha paura di un amore che gli sconvolga la vita. Per chi controlla ossessivamente le spunte su Whatsapp. Per chi evita di passare dai luoghi che gli ricordano gli amori del passato.
FEDELTÀ, di Marco Missiroli – Einaudi
Fedeltà è come un film in piano sequenza: fra lui, lei, l’altra, l’altro e le loro famiglie non c’è soluzione di continuità, sono tutti intrecciati. Sullo sfondo c’è Milano, che si fa un po’ protagonista anche lei, che da un lato offre alle coppie sposate solidi immobili su cui investire, e dall’altro nasconde e protegge i segreti degli amanti.
Missiroli racconta il matrimonio di Margherita e Carlo, un matrimonio felice ma sempre tentato dal richiamo di un altrove: altri corpi, altre parole, altri mondi possibili da esplorare, perché ogni desiderio che si realizza un altro viene sacrificato sull’altare dell’età adulta, e il sacrificio pesa.
La fedeltà del titolo, baluardo di ogni matrimonio che si rispetti, mostra tutta la sua debolezza e cambia di segno: diventa allora fedeltà verso se stessi, verso la propria storia e il proprio percorso. Fedeltà che si costruisce dopo errori, complicazioni, deviazioni che possono portare molto lontano o ricondurre sulla strada di casa.

Consigliato per: chi almeno una volta si è preso una cotta per un prof della Statale. Per chi sa che la fedeltà in un matrimonio è un concetto che va rivisto. Per chi sogna un appartamento luminosissimo in corso Concordia.
IL GIORNO MANGIA LA NOTTE, di Silvia Bottani – SEM
Il romanzo di Silvia Bottani racconta la città del dopo Expo con intelligenza e sguardo quasi sociologico, senza mai cadere nella retorica della Milano-che-non-si-ferma ma mettendo in scena tutte le ferite e le contraddizioni che ogni giorno la attraversano. Tre vite ai margini che si intrecciano: Naima, italiana di seconda generazione, straniera solo per gli occhi che le si posano addosso; Stefano, giovane avvocato promettente che milita in un partito di estrema destra; Giorgio, il padre di Stefano, un ex pubblicitario fallito che vive nella memoria dei fasti e dei fiumi di champagne della Milano da bere.
I destini dei tre personaggi si sfiorano e subito entrano in collisione, creano una bolla di tensione e angoscia che il lettore è costretto ad attraversare insieme a loro per poter riprendere il fiato. Milano è un palcoscenico che disorienta e confonde, e dal Tribunale a Corvetto fino a Rogoredo non è mai una casa ma sempre un luogo di transito, dove la percezione di sé e dell’altro si fa precaria e tutti sono estranei, la comunicazione impossibile, ed è solo grazie alla lingua dei corpi, fatta di silenzi e di intuizioni profonde, che è possibile infrangere le solitudini.

Consigliato per: chi non si stanca mai di indagare gli strati sociali che compongono la città. Per chi quando sente la parola “Tribunale” pensa subito al paninaro. Per chi vuole uscire dalla propria bolla e scoprire cosa c’è fuori.
LA VITA AGRA, di Luciano Bianciardi – Feltrinelli
Romanzo di culto per un’intera generazione di intellettuali precari – chè già nel’62 Bianciardi osservava con lucidità il meccanismo e tutti gli intoppi del lavoro culturale. Qui si racconta la Milano del boom, ma non quella delle fabbriche: ci si focalizza sulle grandi aziende, i labirinti della burocrazia, gli eserciti di diplomati in colletto bianco.
Il romanzo – da cui è stato tratto un film con Tognazzi che potete anche fare a meno di guardare – è quasi completamente autobiografico: è la storia di un livornese, responsabile culturale di una grossa azienda (la Montecatini, anche se non si dice mai), che si ritrova all’improvviso senza lavoro e decide di lasciare la moglie e il figlio e partire alla volta di Milano con l’intento di piazzare una bomba sotto il grattacielo dell’azienda per cui lavorava. Da una squallida stanzetta in Brera, che prima dell’apericena e dei calciatori era un meraviglioso coacervo di matti e artisti spiantati (Bianciardi rinomina strade e bar che esistono ancora: dietro al Caffè delle Antille si nasconde il Jamaica) campa di correzione di bozze, gironzola di notte fra bar e stradine vuote, si innamora e progetta il suo futuro rivoluzionario e bombarolo.
Le rassicuranti aspirazioni borghesi, però, piano piano si fanno strada e vincono su ogni velleità politica e libertaria, finiscono per catturarlo fra le sue maglie strette: una casa in affitto in una periferia squallida che non ha niente a che fare con la vitalità di Brera, un posto fisso, una vita mediocre, un amore noioso e una buona dose di tristezza.

Consigliato per: chi lavora nell’industria culturale, per chi sa cosa vuol dire sentirsi solo in una grande città. Per chi è innamorato di Brera e Garibaldi e lo sarebbe ancora di più se fossero ancora come quarant’anni fa. Per chi a un quartiere residenziale e borghese ne preferirà sempre uno allegro e sgarrupato.
VENERE PRIVATA, di Giorgio Scerbanenco – Garzanti
Di origini ucraine e arrivato a Milano a 16 anni, Giorgio Scerbanenco ha fatto un po’ tutti i lavori prima di approdare all’editoria e cominciare a scrivere romanzi rosa – ironia, proprio lui che diventerà famoso per i suoi gialli. Il suo nome è uno di quelli viene più spesso associato ai romanzi ambientati a Milano: la città emerge riconoscibilissima dalle pagine, fra piazza Leonardo, i giardini di Porta Venezia, via Plinio e la questura di via Fatebenefratelli.
Venere privata è il primo della serie di romanzi noir con protagonista Duca Lamberti, un medico radiato dall’ordine per aver praticato l’eutanasia e diventato detective privato. Un eroe coraggioso, di poche parole ma sensibile, come vuole la ricetta perfetta del noir, à la Humphrey Bogart. Reclutato da un ricco industriale per affiancare il figlio ventenne, alcolista, nel tentativo di perdere il vizio, Lamberti si ritroverà a risolvere un caso di circa un anno prima, a rintracciarne i collegamenti col mondo della malavita, della prostituzione e dello sfruttamento, a indagare negli anfratti di un mondo che non è altro che il risvolto segreto e ombroso della Milano sfavillante del boom, liberando così il giovane dalle angosce che lo tormentavano.
Una storia condotta sul filo della tristezza e del fallimento esistenziale, fra tragedie minori vissute nell’indifferenza della grande città, di una Milano calda e notturna a cui è impossibile abbandonarsi senza inquietudine.

Consigliato per: chi subisce il fascino delle camminate notturne. Per chi si innamora dei personaggi buoni e di poche parole. Per chi sa che l’estate è sempre la stagione più crudele, soprattutto in città.
IL PONTE DELLA GHISOLFA, di Giovanni Testori – Feltrinelli
Diciannove racconti pubblicati nel 1958, originariamente pensati per far parte di una raccolta più ampia che doveva chiamarsi “I segreti di Milano” e che non è mai uscita. Uno più bello dell’altro, hanno ispirato Luchino Visconti che poi ha girato quel capolavoro che è “Rocco e i suoi fratelli”. Testori è il Pasolini di Milano: si parla di periferia, di giovani uomini alle prese con i propri desideri, nuovi e spiazzanti, più forti di loro. Di un fenomeno, quello del consumismo, che trasforma le ambizioni, spezza i ponti col passato e crea una generazione che non ha niente a che fare con la precedente.
La scrittura è spesso circolare: si parte da un fatto e poi, piano piano, si allarga l’inquadratura, si dà spazio alle voci dei singoli personaggi e se ne approfondisce la psicologia, si aggiungono elementi fino a comprendere la genealogia di quel fatto e le storie – spesso violente – che lo hanno prodotto. Il centro della città resta un miraggio lontano, ad appannaggio di quei borghesi disposti a pagare pur di avere accanto per qualche ora, o fra le braccia, quei giovani proletari di periferia.

Consigliato per: chi vuole leggere storie più vere del vero, meglio ancora se di ragazzi di vita, di marchette e rivalità sportive che nascondono molto altro. Per chi è cresciuto alla periferia nord, fra Roserio, Vialba, Bovisa e Mac Mahon.
UN’EDUCAZIONE MILANESE, di Alberto Rollo – Manni
Memoir, romanzo di formazione ma anche testimonianza storica e sociale di una città che viene raccontata in primo luogo attraverso i cambiamenti fisici, urbani e architettonici che l’hanno attraversata nei decenni centrali del ‘900, ma anche attraverso i miti fatti di canzoni e immagini che hanno plasmato lo sguardo di una generazione. Alberto Rollo, per anni editor di Feltrinelli, racconta la storia della sua famiglia, una famiglia operaia degli anni ‘50, convintamente comunista, che dall’appartamento di via Mac Mahon guardava con fiducia ai veri monumenti della città: le fabbriche. Rollo racconta la sua formazione intellettuale, gli anni della lotta, il fermento culturale, e si interrompe sulla soglia della maturità, nel ‘79, quando gli anni di piombo chiudono lo sguardo sull’orizzonte: “ferite anticipate, futuro già bruciato, sogni dispersi”.
Una dichiarazione d’amore per Milano e le tanti vesti che ha assunto, sempre in equilibrio fra presente e passato, fra il ponte della Ghisolfa, che una volta stava lì a simboleggiare il futuro e ora non è altro che un oggetto di modernariato, e i grattacieli che svettano in porta Nuova.

Consigliato per: chi passeggia col naso per aria e gli occhi fissi sui palazzi, sia quelli belli che quelli brutti, e si chiede quante vite li avranno attraversati da quando sono stati costruiti. Per chi sul treno rimane incantato a guardare le case che danno sulla ferrovia e strizza gli occhi per cercare di vedere gli interni degli appartamenti.
COSTRETTI A SANGUINARE, di Marco Philopat – Agenzia X
Lontani dalla Milano da bere e da quella del boom, questo è il romanzo, duro e tenero allo stesso tempo, del punk a Milano. Lo stile è particolarissimo, unico, frasi spezzate senza punteggiatura per un ritmo sincopato e frenetico, tenute insieme solo dai trattini che sono connettivi ma creano anche distanza.
Costretti a sanguinare (titolo bellissimo) è la storia dell’autore, “uno dei primi punk che si vedono per strada anche nei giorni feriali”, dei suoi vent’anni e del gruppo di coetanei che fondarono e animarono lo storico Virus di via Correggio 18, uno dei primissimi centri sociali, punto di riferimento per il movimento punk di tutta Italia, nel cuore della borghesissima De Angeli. Una fotografia fedele, proprio perché nervosa e fuori fuoco, degli anni fra il 77 e l’84. Sette anni decisivi in bilico fra l’epoca dei Movimenti e l’eroina, fra le utopie e il disincanto godereccio, quando un’intera generazione cercava di costruire se stessa negando tutto e proclamando ad alta voce NO FUTURE.

Consigliato per: chi non riesce mai a tirarsi indietro davanti a un pogo. Per chi ha vissuto il punk o avrebbe voluto viverlo, per chi crede che l’unica cultura sia la controcultura.
FEBBRE, di Jonathan Bazzi – Fandango
Folgorante romanzo d’esordio, Febbre è un memoir che racconta la vita dell’autore attraverso due binari che si intrecciano costantemente. Da una parte c’è il presente: Jonathan, trentenne, precario, gay, colto, innamorato, perfettamente inserito all’interno delle dinamiche milanesi e di quel microcosmo bellissimo che è Porta Venezia, scopre di essere sieropositivo – una febbriciattola che non se ne vuole andare, esami su esami su esami, e poi il responso, con tutto il carico morale che si porta dietro: “ma da chi te lo sei preso?”, “non è che hai esagerato?”.
Dall’altra, l’infanzia nelle case popolari di Rozzano, i genitori ragazzini alla disperata ricerca delle proprie strade, le difficoltà, economiche ma non solo. Siamo fra gli anni ’80 e i ’90, il berlusconismo invade tutti gli spazi dell’immaginario e a due passi dalla casa di Jonathan sorge Milano 3, con il suo laghetto e la sua promessa di felicità di plastica. Jonathan cresce, si fanno strada la consapevolezza della propria omosessualità, i primi amori, il desiderio (o meglio, la necessità) di spiccare, di brillare, di andarsene da lì. Le voci, gli sguardi, i rimproveri, i chiacchiericci che vengono interiorizzati a tal punto da non distinguersi più dalla voce di chi racconta, anch’esse un virus, un’infezione, che si riflettono nello stile e nella scrittura – e per entrambi i virus una sola soluzione, un’unica cura: la parola.

Consigliato per: chi è cresciuto rispondendo di no alla domanda “ma Milano Milano?”. Per chi il primo appuntamento lo fissa sempre al parco. Per chi, una volta scoperto l’arcobaleno di Porta Venezia, non lo molla più.
BONUS TRACK
^POEMA A FUMETTI, di Dino Buzzati – Mondadori
È la prima graphic novel italiana, scritta e disegnata dalla penna di Dino Buzzati (sì, ancora lui), che qualunque cosa facesse veniva fuori un mezzo capolavoro. Poema a fumetti riprende il mito di Orfeo ed Euridice e lo porta in una Milano notturna, onirica e surreale, fra Brera, Moscova e Garibaldi. Orfi è un cantautore rock che fa impazzire il pubblico del locale in cui suona, il Polypus. Eura è la ragazza che ama, e che un giorno muore all’improvviso. Orfi, distrutto dal dolore cercherà di andarsela a riprendere nell’aldilà, attraverso una misteriosa porta che dà su via Saterna (non cercatela, non esiste).

^MILANO DI CARTA, di Michele Turazzi – Il Palindromo
Non è un romanzo, ma una guida imperdibile per chi ama Milano e i libri. Michele Turazzi si è dato la briga di mappare tutti i luoghi milanesi che compaiono nei più importanti romanzi del ‘900, da Calvairate a Nolo, da Brera a Isola. Ogni capitolo segue un itinerario, uno scrittore e un’epoca, e tutte le diverse Milano raccontate nei libri si intrecciano, per guardare con occhi nuovi la città di tutti i giorni.

Speriamo che questa selezione di libri ambientati a Milano vi sia piaciuta! Se siete alla ricerca di altri consigli di lettura, date un’occhiata alla nostra sezione dedicata ai libri. Dove acquistarli? Ecco 15 librerie indipendenti che consegnano a domicilio, a Milano e in Italia.