Avete mai sentito parlare di caporalato? È un fenomeno che ci tocca molto più da vicino di quanto pensiamo. Spesso si sente parlare anche di “spesa etica”, ma cosa significa concretamente? Oggi vi vogliamo raccontare una bella storia, di attivismo e sensibilizzazione, per fare un po’ di chiarezza. Diletta Bellotti usa Instagram per lottare contro il caporalato e per spiegare a tutti cosa sia. Vi diamo anche qualche consiglio per sostenere il “buono e giusto”, per fare una spesa etica a Milano.

CAPORALATO E SPESA ETICA A MILANO

CAPORALATO: L’ATTIVISMO DI DILETTA BELLOTTI

Diletta Bellotti
Diletta Bellotti – © Bianca Hirata

Oro Rosso: una latta di passata in omaggio

È un sabato mattina a Milano, in Piazza XXIV Maggio un gruppo di giovani dietro a una bancarella distribuisce lattine di passata. I ragazzi non indossano grembiuli o divise e non hanno l’aria di essere gente del mestiere. Portano vestiti scuri, tutti diversi, eppure ciascuno di loro ha almeno un dettaglio colorato, chi rosso e chi verde.

Invitano i passanti ad avvicinarsi, sostengono che il loro prodotto sia gratuito, un omaggio per i cittadini, Oro Rosso direttamente dai campi dorati del Bel Paese. Si rivolgono alla gente che passeggia vicino alla bancarella: – Oro Rosso signori, coltivato secondo i dettami dell’agricoltura biologica. Una delizia a km 0 gratis, soltanto per oggi, soltanto per voi! -. I passanti li osservano con un misto di curiosità e sospetto, i più tirano dritto.

Un uomo col cappotto grigio, attratto dalla gratuità della loro offerta, si fa coraggio e si avvicina; che si sa di norma a Milano non ti regala niente nessuno, nemmeno il bicchier d’acqua al bar. Senza troppi complimenti afferra il prodotto dalle mani del ragazzo che sta dietro alla bancarella e biascica un ringraziamento non troppo convinto.

Si allontana di qualche passo reggendo in mano il barattolo, e ne scruta attentamente l’etichetta per controllare che non ci sia qualche fregatura. Sembra tutto a posto: il packaging ha uno stile un po’ retrò e al centro del barattolo campeggia l’immagine di un pomodoro maturo che sprofonda in una buca. Il suo sguardo, però, è catturato da una fascia bianca che circonda la parte bassa della lattina su cui è scritto a caratteri scuri: “Boicotta le aziende che sostengono il caporalato e lo sfruttamento”. Che diavolo vorrà dire?

“Boicotta le aziende che sostengono il caporalato e lo sfruttamento”

Una ragazza che ha osservato la scena a qualche metro di distanza, nota la confusione sul volto dell’uomo e gli si avvicina. Indossa un lungo cappotto nero e un foulard colorato a mo’ di turbante, sembrerebbe far parte dei giovani bancarellisti. Si rivolge all’uomo con tono conciliante e gli chiede se abbia bisogno di chiarimenti riguardo al prodotto appena ricevuto. Il signore col cappotto grigio non sa cosa risponderle e guarda ancora una volta il barattolo che stringe nella mano destra.

La ragazza prosegue: “Non si preoccupi la nostra passata è un prodotto eccellente, e le dirò di più, abbiamo un ingrediente segreto, è tutto scritto qui su questo dépliant”, e mentre pronuncia le ultime parole gli allunga un volantino su cui è disegnata una mano che spreme un frutto in un pugno, “vede, come in ogni passata che si rispetti il segreto per un gusto unico sta proprio nel sangue e nel sudore dei braccianti”.

La protesta perfomativa di Diletta Bellotti

Diletta Bellotti è l’attivista romana che quest’inverno, assieme a un gruppo di collaboratori, ha deciso di distribuire alcune lattine di un prodotto fittizio al Mercato Comunale Ticinese: Oro Rosso. Un prodotto falso che tuttavia parla di un problema tristemente reale. Il nome della marca, infatti, si rifà allo slogan dei caporali che sorvegliano il lavoro dei braccianti impegnati nella raccolta dei pomodori: “Oro rosso, sangue nero”.

La protesta performativa, coordinata da Diletta, prevede che assieme alle lattine di passata siano consegnati ai passanti alcuni volantini informativi che descrivono in poche righe il fenomeno del caporalato. Lo scopo è quello di portare a galla la verità che si cela dietro alla nostra sacrissima cultura del cibo, dando visibilità alle lotte dei braccianti, italiani e migranti, sfruttati e uccisi nelle campagne del nostro Paese.

Infatti, dopo una laurea in Diritti Umani e Migrazione Internazionale presa a Bruxelles, Diletta Bellotti parte per un’esperienza di un mese in mezzo ai braccianti dell’insediamento informale di Borgo Mezzanone, in Puglia. Lì, fra quegli uomini e quelle donne, nasce la sua esigenza di raccontare attraverso le sue proteste performative anche un lato oscuro del Made in Italy che pochi sembrano voler vedere.

INTERVISTA A DILETTA BELLOTTI

Quale è stata l’emozione che ha dominato il tuo soggiorno a Borgo Mezzanone?

Ho avuto paura per le prime ore. Poi tutto è cambiato, ho iniziato a sentire un fortissimo senso di appartenenza. Quando sono andata via ho potuto, finalmente, spiegare ai braccianti dell’insediamento chi ero e cosa stavo facendo. Quelli di loro che hanno i social tutt’oggi mi seguono e mi aiutano mandandomi video e foto che testimoniano le loro condizioni lavorative, materiale che nessun altro esterno potrebbe mai ottenere. Sentire di avere il loro sostegno – questo mi ha dato la forza per continuare.

Quindi il tuo attivismo passa anche attraverso i social?

Il mio scopo è quello di usare Instagram in modo che diversi tipi di persone possano finire sulla mia pagina (@dilettabellotti) e leggere di caporalato, non solo chi è già informato a riguardo. Sto facendo un lavoro abbastanza mainstream e questo rischia di superficializzare la mia battaglia, ma dall’altro lato mi permette di portare il messaggio a più persone, e poco alla volta avvicinarle a questo tema.

Diletta Bellotti
Alcune immagini del profilo Instagram di Diletta.

I tuoi post sui social, le performance, la tua storia personale, tutto ruota intorno alla parola caporalato. Che cos’è il caporalato?

Il caporalato è un sistema di mediazione illegale tra lavoratore e azienda. Significa, in parole povere, che il reclutamento della manodopera per il lavoro nei campi viene fatto illegalmente, attraverso dei mediatori, o caporali, che percepiscono una percentuale sull’assunzione di operai giornalieri, senza nessun contratto.

È una pratica molto difficile da eradicare poiché ha radici profondissime nella nostra economia, così come nella nostra cultura. Infatti, a causa delle fortissime pressioni che il mercato esercita sul settore agricolo, spesso ricorrere al sistema del caporalato diventa quasi una necessità.

[Per un approfondimento: Piazzapulita]

Io faccio la spesa al supermercato, compro un sacco di frutta e ortaggi. Senza saperlo potrei aver finanziato per anni le agromafie, cosa posso fare per arginare il problema?

Si può combattere il problema alla radice comprando prodotti locali: preferendo le piccole e medie aziende a filiera corta che garantiscono la tracciabilità del prodotto. Alcuni soggetti della Grande Distribuzione Organizzata giocano sicuramente un ruolo in questo sfruttamento, con politiche di prezzi sempre più al ribasso per attirare il consumatore, che spesso non sono poi economicamente sostenibili. Comprando direttamente dal basso aiutiamo gli agricoltori a non dover ricorrere al sistema del caporalato per stare al passo con i prezzi bassissimi dei supermercati. [Qualche informazione in più qui]

ALCUNI INDIRIZZI PER UNA SPESA ETICA A MILANO

ZeroPerCento – Via Padre Luigi Monti, 24A

Questo bottega solidale in zona Niguarda nasconde un bellissimo progetto gestito dalla Cooperativa Sociale Namastè per il reinserimento nel mondo lavorativo dei cittadini disoccupati. All’interno del punto vendita è presente un’ampia offerta di prodotti alimentari biologici, etici e sfusi provenienti da aziende agricole del territorio e da cooperative sociali.

Spesa etica a Milano: Zero Per Cento
Spesa etica a Milano: Zero Per Cento – © Zero Per Cento

Da Baronchelli per latte e latticini a Grazioli per il pane, i piccoli produttori selezionati da ZeroPerCento sono di grandissima qualità. La bottega è diventata un punto di riferimento del quartiere (siamo in Niguarda), migliorando anche lo sviluppo e la riqualificazione della zona. Teresa, inoltre, si è mossa in prima persona cercando prodotti che non provenissero da campi che utilizzano il sistema del caporalato. Potete dare un’occhiata qui!

Terroir – Via Macedonio Melloni, 33

Il progetto Terroir Milano, che si concretizza in un piccolo e ordinatissimo punto vendita in zona Dateo, si prefigge l’obiettivo di fungere da anello di congiunzione fra i cittadini di Milano e i piccoli produttori che spesso risultano invisibili al mercato. Questa filosofia si concretizza in un processo di selezione continua ed estremamente accurata che permette di entrare nella bottega di Gabriele e godere della sicurezza che tutto ciò che acquisterete sia il prodotto migliore che lui ha trovato.

Spesa etica a Milano: Terroir
Spesa etica a Milano: Terroir – © Francesca Noè

Lo scopo dichiarato è quello di permettere a ciascuna di queste eccellenze artigianali di esprimere il proprio terroir, inteso come la combinazione unica ed irripetibile di geografia, suolo, clima e uomo, da cui originano. Non perdetevi il latte Salvaderi, la carne di maiale di Renorcino, le uova e la carne di pollo e tacchino dell’azienda agricola Rossi, le marmellate e le creme di Colzani e tutte le chicche uniche che difficilmente troverete in altri negozi. Date un’occhiata qui per maggiori informazioni.

COOP

Potrebbe sembrare un suggerimento fuori luogo dal momento in cui abbiamo appena parlato del ruolo negativo che la GDO gioca all’interno del settore agricolo, tuttavia l’impegno di Coop in questo senso va considerato come un gesto controcorrente.Buoni e Giusti” è la campagna Coop che promuove l’eticità delle filiere ortofrutticole più a rischio dell’agroalimentare italiano. Dal lancio della campagna nel 2016 sono stati istituiti controlli su 13 filiere produttive, per un totale di oltre 600 aziende sottoposte ad audit, di cui 11 sono state espulse per non aver raggiunto gli standard richiesti.

*bonus track*: Coltivatori di Emozioni

Coltivatori di emozioni è una piattaforma italiana di Social Farming che si propone di sostenere l’ambiente e le microeconomie locali, generando un nuovo ciclo produttivo.

La rete di Coltivatori di Emozioni, infatti, funge da punto di incontro tra fornitori, aziende, scuole e consumatori, permettendo di tramandare l’antica saggezza dei mestieri a nuovi contadini, e raccolto dopo raccolto di preservare le tradizioni agricole e generare nuovi posti di lavoro.

Sul sito del dedicato al progetto è possibile sostenete queste realtà acquistando i loro prodotti o adottando una tradizione attraverso la donazione di ore di lavoro da impiegare nelle diverse fasi della produzione. Info qui.

Ci sarebbe molto altro da dire e ci sono, per fortuna, altre botteghe che sostengono una spesa etica a Milano, come i GAS (gruppi di acquisto solidale) o gli Alveari. Noi abbiamo voluto raccontare una storia, siamo volutamente rimasti leggeri, per farti entrare in punta di piedi in questo mondo. Speriamo di aver suscitato il tuo interesse per eventualmente approfondire in futuro!

Qui trovate altri consigli su dove fare la spesa sfusa a Milano.


Questo articolo è nato dall’idea e dalla penna di Sara Tartarini e dalla sua intervista a Diletta. Abbiamo raccolto poi insieme i posti che ci sono piaciuti di più. Grazie a queste due splendide giovani donne.