Il Casottel è una di quelle trattorie di Milano che ha tutti i requisiti per diventare uno dei miei ristoranti preferiti in città, eppure non è un posto che mi sentirei di consigliare a cuor leggero. Su internet si leggono recensioni estremamente positive, oppure pessime. Un odi et amo che capisco perfettamente avendo pranzato qui una domenica. Ecco come mi sono trovata.
La trattoria Casottel è un classico ristorante rustico di periferia, storico e a gestione familiare. Di quelli che, almeno per quello che ci si potrebbe aspettare, hanno dalla loro un ambiente che dovrebbe metterti a tuo agio, una cucina casalinga (quella con i segreti della nonna, per intenderci) generosa e prezzi diversi dai ristoranti patinati in centro città. Certo, magari peccano un po’ sull’impiattamento e il servizio è alla buona, però tendenzialmente hanno un clima cordiale che lascia ricordi positivi. Questa è la trattoria che vorrei, e al Casottel ci sono sicuramente alcuni di questi elementi. Ma non altri.

Siamo arrivati e siamo rimasti colpiti dall’ampio spazio sul retro, un po’ lasciato andare ma bello anche per questo, con due pergolati (purtroppo non in fiore) e un campetto per lasciare (papà e) bimbi giocare. A primo impatto eravamo entusiasti, perchè siamo venuti con la Patola e sapevamo che il nostro cagnolone avrebbe apprezzato tutto questo spazio verde. All’ingresso però già la prima nota dolente: avevamo prenotato e chiediamo il tavolo a nostro nome, ma ci viene detto due volte qualcosa che non riusciamo a capire, prima che il signore se ne vada lasciandoci vagheggiare in giardino. Ci sediamo quindi da soli su uno dei due tavoli liberi. Arriva il signore a cui avevamo chiesto e ci dice, un po’ ruvidamente, che quel tavolo è prenotato e ci prepara quello a fianco. Bene, ci sediamo nel nostro tavolo.



Ora attendiamo una decina di minuti prima che venga lo stesso signore (che ci “terrà compagnia” tutto il pranzo) a lasciare i menu. Ma già qui arriva la prima sorpresa: quando raggiunge il nostro tavolo pronuncia un “cosa volete?” al quale segue un nostro “ma non abbiamo ancora il menu, ce lo porta per favore?”. Lui rapidamente elenca i piatti (partendo dai primi e omettendo sia antipasti che alcune scelte che poi scopriamo esistere sul menu) – lo fa così ruvidamente che non me la sento di fare la pignola in un posto così, penso che poi i prezzi non saranno un problema e non insisto a chiedere un menu. Questo è il primo errore che se decidete di venire al Casottel vi consiglio di non fare: chiedete il menu. Nahuel vorrebbe gli gnocchi al ragù, io le tagliatelle ai porcini, ma il signore ci fa capire che non si possono prendere due piatti diversi. Ordiniamo quindi l’unico piatto che andava bene a entrambi: il risotto con l’ossobuco.

Sulla cucina invece il discorso è diverso. Si decantavano porzioni abbondanti, ma noi onestamente abbiamo trovato fosse una quantità normale, non risicata ma neanche impossibile da finire (entrambi avevamo un bello spazietto per il dolce o per un antipasto, per intenderci). Il piatto però ricordava molto la cucina della nonna: l’ossobuco saporito e con un bel midollo, il risotto era un po’ troppo cotto per i miei gusti, ma non il genere di piatto che lasci, ecco. Ben mantecato, godurioso insieme al sughetto della carne. Un ossobuco come te lo preparerebbe la nonna, e questo è molto bello se piace il genere di cucina. Quando leggiamo il menu – che vediamo tra le mani del signore e blocchiamo prontamente per dargli una occhiata – scopriamo la sorpresa. I prezzi non erano esattamente come mi aspettavo, vista la cornice che vi ho descritto. Oltre al fatto che sarebbe stato carino poter scegliere tra tutti i piatti e non una selezione pronunciata di fretta a voce.


Durante il pranzo notiamo poi diverse mancanze, che non valorizzano la cucina della cuoca Ida, una vera e dolcissima nonna, come ci eravamo immaginati e con la quale abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere molto tenere: un errore nel tavolo di fronte (che ha preferito non rimandare indietro nulla e capisco il perchè), oltre a una sgridatina ai bimbi che andavano nell’orto e a noi per la Patola “in mezzo”. Diciamo che era un atteggiamento molto rustico, perdonabilissimo in genere in un posto alla mano, ma non se poi si arriva a spendere così. Per un pranzo a Porto di Mare in una trattoria che ha sicuramente una cuoca che sa i trucchi della cucina casalinga, ma che ha molte (molte) pecche sul servizio, non mi aspetterei di spendere 52€ (forse con un pochino di sconto? Guardando il menu i conti non tornano esattamente) con una mezza naturale, un quartino di rosso della casa, due risotti con ossobuco, due caffè e un amaro (senza ghiaccio – che comunque sono quei dettagli che, se paghi così, alla fine noti).

In soldoni: consiglierei il Casottel? Sì e no, e mi dispiace, perchè con poche accortezze sarebbe un sì netto. Avete voglia di un bel giardino grande, di uno spazio in cui i vostri bimbi o cani possano girare liberamente, in cui poter alzare la voce senza sentirvi a disagio? Allora sì. Volete mangiare un piatto come ve lo preparerebbe una zia o una nonna? Allora sì. Siete intransigenti su un servizio che lascia MOLTO a desiderare, sulle imprecisioni, sull’ordinare in maniera forzata qualcosa che non vi convince? Allora no. Se vi aspettate poi un posto rustico, in cui il servizio alla mano in senso positivo è compensato dal prezzo (come la trattoria Sabbioneda, o questi locali, per intenderci), allora no: anche in questo caso non ve lo consiglierei affatto. In generale trovo che il fatto di non aver dato subito il menu sia la mancanza più grave perchè inibisce la possibilità di scegliere liberamente quanto spendere: non è sicuramente fatto in mala fede e se avessi insistito una seconda volta credo mi sarebbe stato portato, ma non penso sia comunque carino trovarsi “obbligati” a comportarsi in maniera insistente e sgradevole per aver qualcosa che dovrebbe essere dato di diritto. Se avessimo potuto vedere prima scelte e prezzi avremmo vissuto probabilmente una esperienza completamente diversa.
INFORMAZIONI SU TRATTORIA CASOTTEL
MAPPA E MEZZI
VIA FABIO MASSIMO, 25 (PORTO DI MARE) – MEZZI: M3, 84, 93, 95
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